di Alessandro Barile
Le monde diplomatique – il manifesto 17/09/2019
Se in campo economico il nostro malandato Paese resiste faticosamente nella serie A degli Stati più o meno ricchi, la sua proiezione geopolitica è invece strettamente subalterna tanto ai voleri dei referenti internazionali – Stati Uniti e Unione europea – quanto alle scorribande dei nuovi protagonisti globali – in primis la Cina. Per di più, se il confronto est-ovest pre ’89 consentiva un certo margine di manovra dovuto allo status di “paese cerniera”, le relazioni internazionali liberate dallo schematismo anticomunista hanno definitivamente declassato l’Italia a paese marginale. Marginale persino nel Mediterraneo, suo naturale bacino d’interesse. Per questo motivo la politica internazionale è sostanzialmente subita dal paese e dalla sua classe dirigente. L’unico strumento geopolitico concreto, al fianco dell’Eni, sembrerebbe essere rimasto il Vaticano, che è pur sempre uno Stato “altro”, con logiche politiche indipendenti e difficilmente piegabili agli interessi del capitalismo nazionale. Manca di conseguenza un vero dibattito, una vera informazione sulle vicende internazionali […]
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