Come l’Arabia Saudita e il Golfo Persico condizionano l’Occidente

a cura di Luciano Vasapollo


C’erano una volta le Petromonarchie del Golfo, Stati che galleggiavano sul petrolio e seguivano fedelmente le indicazioni in politica estera degli Stati Uniti. Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Oman: sabbia e oro nero, facoltosi sceicchi e lusso fiabesco; scarsa popolazione, limitata democrazia interna, forte immigrazione dall’Africa e dal Sudest asiatico e lavoratori in condizioni di semischiavitù. Questa rappresentazione del Golfo Persico – semmai in passato sia stata veritiera – oggi non è più attendibile. Se è vero che le agiatezze di emiri e sultani non sono terminate, gli europei non possono invece prendersi il lusso di ignorare come i Paesi del Golfo influenzino con sempre più forza la politica mondiale: non solo rendita petrolifera ma anche energie rinnovabili, ricerca scientifica, eventi sportivi, alta moda, passione per il made in Italy, architettura all’avanguardia, turismo ed ecologia. E poi armi, politica estera aggressiva, conquista di interi settori di mercato, lenta e difficile emancipazione delle donne, repressione della dissidenza politica, furti archeologici e – strano a dirsi fino a poco tempo fa – autonomia politica proprio dagli Stati Uniti.

Il presente lavoro colma un imbarazzante vuoto nella saggistica italiana, quello sull’irrimediabile centralità dell’Arabia Saudita e degli altri Stati del Golfo nella politica globale.

Con i contributi di: Luca Alteri, Francesca Iannarilli, Giuseppe Marano e Viviana Vasapollo

Casa editrice: Bordeaux edizioni

RECENSIONI

Le monde diplomatique luglio/agosto 2018