Il ruolo della funzione educativa nel primo ciclo di studi per il contrasto al fenomeno del bullismo
di Marisa Paolucci, Valeria Lamboglia, Maria Rosa Ciccopiedi
a cura di Benedetto Coccia
L’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” di Roma, consapevole della rilevanza sociale del fenomeno del bullismo, ha svolto un’attività di indagine e di ricerca su questo tema partendo da due assunti: il primo è che bullo e bullizzato sono entrambi inseriti nella medesima logica di violenza di cui sono vittime e che quindi, oltre agli interventi in difesa di chi subisce tali atti, occorre sostenere e accompagnare anche chi di questi atti si rende responsabile; il secondo è che gli episodi di bullismo sono l’atto conclusivo di un processo di prevaricazione e violenza spesso perpetrato da anni, del quale, troppo spesso, si prende consapevolezza solo tardivamente. Quando si viene a conoscenza di una situazione di prevaricazione o di veri e propri atti di violenza o autolesionismo, talvolta purtroppo estremi, si svela un processo che in realtà è alla sua conclusione e spesso anche le azioni di contrasto a questo fenomeno rischiano di intervenire a “valle” di tale processo e non a “monte”, dove cioè il problema ha origine. Per questo con Una scuola differente l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” propone i risultati di un’indagine svolta su un campione di oltre trecentocinquanta insegnanti della scuola primaria, prevalentemente di Roma e Provincia, ai quali è stato somministrato un ampio questionario, riportato in appendice, elaborato per l’occasione da un team di esperti. Abbiamo scelto questo ciclo scolastico perché siamo convinti che nella prima età scolare il bambino apprenda le modalità relazionali, il rispetto delle diversità e delle fragilità, e che già nei primi anni di scuola si possano sviluppare, spesso solo in nuce, dinamiche relazionali errate. Basandoci sui risultati delle rilevazioni e dalla amplissima letteratura dedicata al tema, abbiamo cercato di individuare i diversi fattori collegati al bullismo, a partire dalle caratteristiche psicologiche che appartengono ai profili del bullo e della vittima, per arrivare a trattare i diversi attori coinvolti: coetanei e adulti di riferimento.
Come ben evidenzia il Presidente dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, Professor Paolo De Nardis, nell’introduzione, «questa Ricerca ha l’obiettivo di analizzare, attraverso l’elaborazione dei dati che i questionari hanno fornito, variabili quali, per esempio, l’educazione contro gli stereotipi, la conoscenza delle diversità, la gestione dei conflitti, l’educazione al dialogo e al rispetto, la capacità di cogliere segnali di difficoltà da parte del bambino/a ecc. e di valutare in che misura queste possano ridurre, se prese in considerazione, o al contrario quanto possano avere la funzione di rafforzare la personalità del bullo/a, quanto quello della vittima, se sottovalutate».
Casa editrice: EditriceApes
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